Profile portrait of a man in a white shirt against a light background

Sal Comodo

CEO e founder

Raccontare è ancora un atto umano

18 nov 2024

Insieme alle persone, guardandole negli occhi. Per sentirne la voce.

Green Fern
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Sal Comodo

CEO e founder

Raccontare è ancora un atto umano

18 nov 2024

Insieme alle persone, guardandole negli occhi. Per sentirne la voce.

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Comunicazione, autenticità e intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale può scrivere, ma non può sentire. In un mondo sempre più automatizzato, riflettiamo sull’importanza di una comunicazione autentica, costruita con empatia, ascolto e verità. Raccontare storie vere – di aziende o di persone – è ancora un atto profondamente umano. E proprio da lì dovrebbe ripartire ogni brand: da una narrazione viva, imperfetta, ma sincera.

Una comunicazione più vera

C’è una cosa che l’intelligenza artificiale, con tutta la sua potenza di calcolo e i suoi algoritmi addestrati, non riuscirà mai a fare davvero: sentire.

Sì, può scrivere. Può comporre frasi corrette, costruire discorsi coerenti, imitare stili. Ma non può sentire. Non conosce i timori di un primo cliente, l’emozione di una sfida vinta dopo giorni di fatica, la soddisfazione che arriva quando un’idea si concretizza.

L'autenticità non si genera, si vive.

Parlare di “storytelling” è diventata quasi una moda. Ma per noi non è una strategia: è un’attitudine. Raccontare non significa riempire pagine con belle parole, significa ascoltare le persone, coglierne la voce, trasformare vissuti reali in messaggi.

Un brand è la somma di tante storie piccole: un’idea nata in un garage, un errore che ha insegnato qualcosa, una telefonata che ha cambiato tutto. E questo tipo di racconto non si scrive premendo un tasto. Si costruisce con pazienza, empatia, verità.

L'intelligenza artificiale può aiutare. Semplifica i processi, ci dà spunti, velocizza alcuni flussi di lavoro. Ma non ci sostituisce. Perché le emozioni, le sfumature culturali, le imperfezioni che rendono un testo vivo… quelle, ancora oggi, sono tutte umane.

Pensiamo, ad esempio, a una campagna che racconta il lavoro di una piccola ONG. L’IA potrà dirci quanti progetti ha sostenuto, in quanti Paesi è attiva, quanti beneficiari ha raggiunto. Ma solo un essere umano potrà raccogliere lo sguardo di chi è stato aiutato, ascoltarne le parole con rispetto, e trasformarle in un racconto.

E questo vale anche per un’azienda o una start-up: la verità si racconta con la voce di chi l’ha vissuta.

La bellezza dell'imperfezione

A volte, il segreto sta proprio lì: in quel piccolo errore che rende vera una frase. In quel tono colloquiale che non segue le regole, ma arriva dritto al punto. In quella scelta di parole che non è ottimizzata per un algoritmo, ma per un essere umano.

Chi ci legge non cerca perfezione. Cerca vicinanza, comprensione, autenticità. E se noi, come agenzia, vogliamo aiutare i nostri clienti a farsi ascoltare, dobbiamo partire da lì. Dalle loro storie vere, raccontate bene, senza maschere.

Torniamo a raccontare come persone

In un’epoca in cui tutto sembra accelerare, ci prendiamo un momento per rallentare. Per tornare alle basi. Perché dietro ogni brand c’è una voce. E dietro ogni voce, c’è una storia che merita di essere raccontata come si deve, con rispetto e verità.

E se serve una mano per farlo, noi siamo qui. A disposizione. Con le nostre parole. E pronti ad ascoltare.

Comunicazione, autenticità e intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale può scrivere, ma non può sentire. In un mondo sempre più automatizzato, riflettiamo sull’importanza di una comunicazione autentica, costruita con empatia, ascolto e verità. Raccontare storie vere – di aziende o di persone – è ancora un atto profondamente umano. E proprio da lì dovrebbe ripartire ogni brand: da una narrazione viva, imperfetta, ma sincera.

Una comunicazione più vera

C’è una cosa che l’intelligenza artificiale, con tutta la sua potenza di calcolo e i suoi algoritmi addestrati, non riuscirà mai a fare davvero: sentire.

Sì, può scrivere. Può comporre frasi corrette, costruire discorsi coerenti, imitare stili. Ma non può sentire. Non conosce i timori di un primo cliente, l’emozione di una sfida vinta dopo giorni di fatica, la soddisfazione che arriva quando un’idea si concretizza.

L'autenticità non si genera, si vive.

Parlare di “storytelling” è diventata quasi una moda. Ma per noi non è una strategia: è un’attitudine. Raccontare non significa riempire pagine con belle parole, significa ascoltare le persone, coglierne la voce, trasformare vissuti reali in messaggi.

Un brand è la somma di tante storie piccole: un’idea nata in un garage, un errore che ha insegnato qualcosa, una telefonata che ha cambiato tutto. E questo tipo di racconto non si scrive premendo un tasto. Si costruisce con pazienza, empatia, verità.

L'intelligenza artificiale può aiutare. Semplifica i processi, ci dà spunti, velocizza alcuni flussi di lavoro. Ma non ci sostituisce. Perché le emozioni, le sfumature culturali, le imperfezioni che rendono un testo vivo… quelle, ancora oggi, sono tutte umane.

Pensiamo, ad esempio, a una campagna che racconta il lavoro di una piccola ONG. L’IA potrà dirci quanti progetti ha sostenuto, in quanti Paesi è attiva, quanti beneficiari ha raggiunto. Ma solo un essere umano potrà raccogliere lo sguardo di chi è stato aiutato, ascoltarne le parole con rispetto, e trasformarle in un racconto.

E questo vale anche per un’azienda o una start-up: la verità si racconta con la voce di chi l’ha vissuta.

La bellezza dell'imperfezione

A volte, il segreto sta proprio lì: in quel piccolo errore che rende vera una frase. In quel tono colloquiale che non segue le regole, ma arriva dritto al punto. In quella scelta di parole che non è ottimizzata per un algoritmo, ma per un essere umano.

Chi ci legge non cerca perfezione. Cerca vicinanza, comprensione, autenticità. E se noi, come agenzia, vogliamo aiutare i nostri clienti a farsi ascoltare, dobbiamo partire da lì. Dalle loro storie vere, raccontate bene, senza maschere.

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E se serve una mano per farlo, noi siamo qui. A disposizione. Con le nostre parole. E pronti ad ascoltare.

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