Sal Comodo

CEO e founder

Raccontare il bene

16 ago 2024

Il no profit e la forza delle storie

Green Fern
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16 ago 2024

Il no profit e la forza delle storie

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Nel mondo del no profit, comunicare significa promuovere: è dare voce, volto e senso a chi ogni giorno lavora per gli altri.

Comunicare il mondo del no profit è un gesto delicato, che richiede rispetto, ascolto e profondità. Non si tratta di pubblicità, ma di rendere visibili storie che altrimenti resterebbero nascoste. Raccontare il bene, senza deformarlo, significa costruire fiducia, creare legami, e dare voce a chi lavora ogni giorno per gli altri. In un tempo dominato dalla velocità e dal rumore, la comunicazione sociale è un atto di presenza, sobrio ma necessario.

Comunicare chi cura, ascolta e accoglie

C’è un mondo che spesso non fa rumore. Che non appare nei titoli, che non si impone con slogan e non cerca i riflettori. È fatta di ascolto e di cura. È il mondo del no profit, delle associazioni, dei volontari, delle fondazioni che operano dove c’è bisogno. E proprio perché questa parte di tessuto sociale non urla, ha bisogno più che mai di essere raccontata. Con rispetto e verità.

La comunicazione per il no profit è diversa da tutte le altre. Non si misura con le logiche del mercato, non rincorre le metriche dell’efficienza a ogni costo. È una comunicazione che ha al centro l’essere umano, non il prodotto. La relazione, non la performance. E per questo chiede un tono diverso, una scrittura e uno sguardo differenti.

Raccontare il mondo del no profit significa entrare in contatto con storie che hanno spesso conosciuto la fatica, la fragilità, ma anche la resistenza, la rinascita, la speranza. Non basta “pubblicizzare” un progetto solidale: bisogna comprenderlo nel suo senso profondo, dare voce alle persone, dare spessore alle motivazioni che lo muovono. Bisogna saper aspettare le parole giuste, accogliere le emozioni senza deformarle.

C’è una forza straordinaria, a volte nascosta, in queste realtà. Una forza fatta di piccoli gesti quotidiani, di coerenza, di dedizione silenziosa. Ma nessuna forza resiste da sola, senza una narrazione che la accompagni. Perché anche il bene, se non viene raccontato, rischia di restare invisibile. E invisibile, spesso, diventa anche più fragile.

La buona comunicazione può aiutare il no profit a farsi conoscere non per apparire, ma per creare legami. Per costruire fiducia. Per coinvolgere nuovi sostenitori, per aprire nuove collaborazioni, per portare le storie fuori dai confini delle singole iniziative. Può farlo senza urlare, senza esibire, ma con sobrietà, calore e verità.

In fondo, comunicare per chi fa del bene non è solo un lavoro. È una responsabilità. E anche una forma di gratitudine. Perché ogni volta che raccontiamo una di queste storie, ricordiamo a noi stessi che un’altra idea di società è possibile. E che vale la pena sostenerla. Anche con le parole.

Nel mondo del no profit, comunicare significa promuovere: è dare voce, volto e senso a chi ogni giorno lavora per gli altri.

Comunicare il mondo del no profit è un gesto delicato, che richiede rispetto, ascolto e profondità. Non si tratta di pubblicità, ma di rendere visibili storie che altrimenti resterebbero nascoste. Raccontare il bene, senza deformarlo, significa costruire fiducia, creare legami, e dare voce a chi lavora ogni giorno per gli altri. In un tempo dominato dalla velocità e dal rumore, la comunicazione sociale è un atto di presenza, sobrio ma necessario.

Comunicare chi cura, ascolta e accoglie

C’è un mondo che spesso non fa rumore. Che non appare nei titoli, che non si impone con slogan e non cerca i riflettori. È fatta di ascolto e di cura. È il mondo del no profit, delle associazioni, dei volontari, delle fondazioni che operano dove c’è bisogno. E proprio perché questa parte di tessuto sociale non urla, ha bisogno più che mai di essere raccontata. Con rispetto e verità.

La comunicazione per il no profit è diversa da tutte le altre. Non si misura con le logiche del mercato, non rincorre le metriche dell’efficienza a ogni costo. È una comunicazione che ha al centro l’essere umano, non il prodotto. La relazione, non la performance. E per questo chiede un tono diverso, una scrittura e uno sguardo differenti.

Raccontare il mondo del no profit significa entrare in contatto con storie che hanno spesso conosciuto la fatica, la fragilità, ma anche la resistenza, la rinascita, la speranza. Non basta “pubblicizzare” un progetto solidale: bisogna comprenderlo nel suo senso profondo, dare voce alle persone, dare spessore alle motivazioni che lo muovono. Bisogna saper aspettare le parole giuste, accogliere le emozioni senza deformarle.

C’è una forza straordinaria, a volte nascosta, in queste realtà. Una forza fatta di piccoli gesti quotidiani, di coerenza, di dedizione silenziosa. Ma nessuna forza resiste da sola, senza una narrazione che la accompagni. Perché anche il bene, se non viene raccontato, rischia di restare invisibile. E invisibile, spesso, diventa anche più fragile.

La buona comunicazione può aiutare il no profit a farsi conoscere non per apparire, ma per creare legami. Per costruire fiducia. Per coinvolgere nuovi sostenitori, per aprire nuove collaborazioni, per portare le storie fuori dai confini delle singole iniziative. Può farlo senza urlare, senza esibire, ma con sobrietà, calore e verità.

In fondo, comunicare per chi fa del bene non è solo un lavoro. È una responsabilità. E anche una forma di gratitudine. Perché ogni volta che raccontiamo una di queste storie, ricordiamo a noi stessi che un’altra idea di società è possibile. E che vale la pena sostenerla. Anche con le parole.

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