Sal Comodo

CEO e founder

Al passo con i tempi: cosa significa davvero?

7 ott 2024

Comunicare oggi è capire prima di parlare, scegliere prima di pubblicare.

Orange Flower
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Sal Comodo

CEO e founder

Al passo con i tempi: cosa significa davvero?

7 ott 2024

Comunicare oggi è capire prima di parlare, scegliere prima di pubblicare.

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Nel tempo della velocità e dei cambiamenti continui, restare presenti significa molto più che aggiornarsi.

C’è un modo di dire che spesso scivola via senza lasciare traccia: essere al passo con i tempi. Eppure, in queste parole si nasconde una domanda profonda, quasi esistenziale. Cosa vuol dire davvero stare dentro il proprio tempo, comprenderlo? In un mondo dove tutto corre, forse la sfida più grande non è andare veloci, ma restare lucidi. Avere uno sguardo che sappia distinguere ciò che conta da ciò che abbaglia. E, nel nostro mestiere, questo significa imparare ogni giorno a comunicare con verità, con misura, con umanità.

Innovare, sperimentare e trovare un nuovo equilibrio

C’è un’espressione che usiamo spesso, forse troppo: essere al passo con i tempi. La ripetiamo in riunioni, nei piani strategici, nei discorsi pubblici. Eppure, raramente ci soffermiamo a riflettere su cosa significhi davvero. Non è solo una formula da manuale, né una rincorsa affannata all’ultima novità. È, più profondamente, un modo di stare nel mondo. Un’attitudine, potremmo dire. La volontà di comprendere, ogni giorno, il tempo che ci è dato di vivere.

Chi lavora nella comunicazione sa bene quanto tutto si muova velocemente. Un giorno una piattaforma sembra centrale, il giorno dopo ne emerge un’altra. I linguaggi cambiano, come cambiano i codici culturali, le sensibilità, i riferimenti. Ma questo non vuol dire aderire a ogni onda che passa. Significa piuttosto affinare uno sguardo attento, curioso, capace di leggere i segni del tempo e restituirli con coerenza e autenticità.

Non basta saper usare la tecnologia. Non serve rincorrere ogni strumento nuovo se non sappiamo perché lo usiamo, per chi, e con quale voce. Perché al centro, sempre, resta la persona. Le sue emozioni, i suoi dubbi, i suoi desideri. Comunicare, in fondo, è un atto profondamente umano. E chi comunica deve prima di tutto capire.

Sperimentare, allora, diventa parte del nostro mestiere. Ma non per moda. Sperimentare per trovare nuove strade, per accorciare le distanze, per sorprendere. Per fare in modo che un messaggio non sia solo un contenuto, ma una relazione che si accende. A volte basta un gesto, un suono, un dettaglio per creare quel legame fragile e prezioso tra chi parla e chi ascolta.

Essere contemporanei non significa cancellare ciò che ci ha portati fin qui. Al contrario: i valori fondanti — la cura, la coerenza, la responsabilità — sono le radici su cui poggia ogni buona comunicazione. La sfida è farli vivere oggi, senza nostalgia, ma con consapevolezza. Trovando ogni volta la forma giusta per restituire un’identità, per raccontare una storia.

Perché alla fine essere al passo con i tempi non è un esercizio di stile. È una forma di rispetto. Verso il presente, verso chi ci affida la propria voce, verso chi ci ascolta. È un equilibrio tra il passo veloce dell’innovazione e il respiro lungo della visione. È una corsa, sì, ma che si fa con lo sguardo rivolto avanti e i piedi ben piantati a terra.

Noi ci proviamo, ogni giorno. Con passione, con attenzione, con l’umiltà di chi sa che questo mestiere non è fatto solo di idee, ma di ascolto. E con la convinzione che, per essere davvero al passo coi tempi, serva prima di tutto restare fedeli a ciò che siamo.

Nel tempo della velocità e dei cambiamenti continui, restare presenti significa molto più che aggiornarsi.

C’è un modo di dire che spesso scivola via senza lasciare traccia: essere al passo con i tempi. Eppure, in queste parole si nasconde una domanda profonda, quasi esistenziale. Cosa vuol dire davvero stare dentro il proprio tempo, comprenderlo? In un mondo dove tutto corre, forse la sfida più grande non è andare veloci, ma restare lucidi. Avere uno sguardo che sappia distinguere ciò che conta da ciò che abbaglia. E, nel nostro mestiere, questo significa imparare ogni giorno a comunicare con verità, con misura, con umanità.

Innovare, sperimentare e trovare un nuovo equilibrio

C’è un’espressione che usiamo spesso, forse troppo: essere al passo con i tempi. La ripetiamo in riunioni, nei piani strategici, nei discorsi pubblici. Eppure, raramente ci soffermiamo a riflettere su cosa significhi davvero. Non è solo una formula da manuale, né una rincorsa affannata all’ultima novità. È, più profondamente, un modo di stare nel mondo. Un’attitudine, potremmo dire. La volontà di comprendere, ogni giorno, il tempo che ci è dato di vivere.

Chi lavora nella comunicazione sa bene quanto tutto si muova velocemente. Un giorno una piattaforma sembra centrale, il giorno dopo ne emerge un’altra. I linguaggi cambiano, come cambiano i codici culturali, le sensibilità, i riferimenti. Ma questo non vuol dire aderire a ogni onda che passa. Significa piuttosto affinare uno sguardo attento, curioso, capace di leggere i segni del tempo e restituirli con coerenza e autenticità.

Non basta saper usare la tecnologia. Non serve rincorrere ogni strumento nuovo se non sappiamo perché lo usiamo, per chi, e con quale voce. Perché al centro, sempre, resta la persona. Le sue emozioni, i suoi dubbi, i suoi desideri. Comunicare, in fondo, è un atto profondamente umano. E chi comunica deve prima di tutto capire.

Sperimentare, allora, diventa parte del nostro mestiere. Ma non per moda. Sperimentare per trovare nuove strade, per accorciare le distanze, per sorprendere. Per fare in modo che un messaggio non sia solo un contenuto, ma una relazione che si accende. A volte basta un gesto, un suono, un dettaglio per creare quel legame fragile e prezioso tra chi parla e chi ascolta.

Essere contemporanei non significa cancellare ciò che ci ha portati fin qui. Al contrario: i valori fondanti — la cura, la coerenza, la responsabilità — sono le radici su cui poggia ogni buona comunicazione. La sfida è farli vivere oggi, senza nostalgia, ma con consapevolezza. Trovando ogni volta la forma giusta per restituire un’identità, per raccontare una storia.

Perché alla fine essere al passo con i tempi non è un esercizio di stile. È una forma di rispetto. Verso il presente, verso chi ci affida la propria voce, verso chi ci ascolta. È un equilibrio tra il passo veloce dell’innovazione e il respiro lungo della visione. È una corsa, sì, ma che si fa con lo sguardo rivolto avanti e i piedi ben piantati a terra.

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